Il diritto generale di voto per gli uomini fu introdotto in Svizzera quale principio nel 1848, ma con restrizioni riguardo alla sua attuazione nei Cantoni. Concretamente i confederati poveri, i debitori d’imposte, le persone oggetto di fallimenti, ma anche condannati o dimoranti non potevano partecipare né a elezioni né a votazioni. Oltre a questi casi piuttosto diffusi esistevano anche specialità tipicamente cantonali: ad esempio non potevano votare a Berna, Svitto, Friborgo, Soletta e Argovia le persone per le quali vigeva un divieto di frequentare osterie, in Ticino le persone che avevano commesso frode elettorale, a Neuchâtel e Ginevra i mercenari o a Soletta i mendicanti e i vagabondi. Questi provvedimenti erano in vigore in parte sino all’inizio del 20° secolo.
Soltanto nel 1915 il Tribunale federale dichiarò anticostituzionale il censo (entità del patrimonio soggetto a imposta che dava diritto al voto), legittimando tuttavia ancora l’esclusione dei confederati poveri. Solo dal 1971 una condanna o una situazione finanziaria precaria non furono più motivo di esclusione.
Questa politica di esclusione sfavoriva soprattutto i socialdemocratici, dato che fra gli interessati si trovava parte dei loro potenziali elettori. I cattolici conservatori erano svantaggiati in particolare a causa della configurazione del circondario.
Nel 1991 ha avuto luogo l’ultimo grande cambiamento, vale a dire l’abbassamento del diritto di eleggere e di votare da 20 a 18 anni. Il processo politico era iniziato nel 1970 con le prime discussioni parlamentari, ma questo problema era già stato sollevato con il movimento del ’68. Un passo importante fu l’iniziativa parlamentare lanciata nel 1975 dal consigliere nazionale Jean Ziegler (GE/PSS). Il Parlamento approvava la riduzione dell’età di voto e di eleggibilità contro il volere del Consiglio federale, che non considerava urgente l’iniziativa e prevedeva votazioni popolari di rifiuto nei Cantoni. Nel 1979 questo progetto veniva respinto in votazione popolare con il 50,8 per cento di voti; successivamente gli autori dell’iniziativa proseguivano la stessa battaglia a livello cantonale, cosicché in occasione della successiva votazione tenutasi nel 1991 già 16 Cantoni avevano abbassato l’età di voto e di eleggibilità a 18 anni. Questa volta la riduzione dell’età a 18 anni veniva accettata in tutti i Cantoni e con il 72,7 per cento di sì. Unicamente la conservatrice Unione democratica federale (UDF) si opponeva a questo cambiamento.
Le informazioni del presente testo sono tratte da:
Linder, W. et al. (2010): Handbuch der eidgenössischen Volksabstimmungen 1848 bis 2007, Berna
Vatter, Adrian (2020): Das politische System der Schweiz, Baden